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Georges Simenon. Il mestiere di scrivere

La letteratura francese ha avuto a disposizione, molto prima di quella italiana, una lingua stabile e una norma condivisa. Negli stessi vent’anni in cui Manzoni realizzava tre stesure di un romanzo solo, Balzac ne scriveva più di cento. Questo per ragioni di lingua. Perché il buon Manzoni, non doveva preoccuparsi solo di quale storia narrare ma anche di come narrarla. Arrivò faticosamente a scegliere un modello – il fiorentino parlato dai ceti colti della città – e con quello realizzò finalmente la versione definitiva dei Promessi sposi. Balzac non ebbe bisogno di una simile trafila e poté scrivere a getto continuo, lavorando senza sosta, avendo a disposizione il ferro del mestiere più importante per un artigianato come il suo.

Dall’Ottocento in poi, la letteratura francese è stata piena di autori di questo tipo: anche Dumas padre sfornava un romanzo dietro l’altro e, a livello più popolare, Eugene Sue.

Nel Novecento, questa capacità artigianale tocca l’apice: a cavallo tra il 1921 e il 1972, lo scrittore belga di lingua francese Georges Simenon (1903-1989), scrive all’incirca 450 romanzi. Di essi, ben 200 nascono solo a cavallo tra il 1924 e il 1929.

Come mai? Simenon comincia a scrivere giovanissimo per editori che si occupano di romanzi popolari di scarsa qualità («per far piangere le domestiche», dirà lo stesso Simenon). Molti di questi editori hanno solo lui come autore, ma devono fingere di averne una nutrita squadra. Ecco allora che il giovane Simenon s’inventa una quantità enorme di pseudonimi (a tutt’oggi ne sono stati accertati 37) e pubblica fino a quattro romanzi al mese, talvolta brevissimi (come quello che inaugura la serie “di consumo”, Le roman d’une dactylo, “Il romanzo di una dattilografa”, scritto con lo pseudonimo di Jean Du Perry, di sole 79 pagine), talvolta più lunghi e articolati (come lo strappalacrime Dolorosa, del 1928, pubblicato con lo pseudonimo di Charles Brull, di quasi 300 pagine).

Nel 1929 nasce la sua creatura più celebre, il commissario Maigret, protagonista di 75 romanzi e 28 racconti; dal 1931 inizia la sua carriera di autore di romanzi di più ampie ambizioni letterarie (quelli che Simenon chiamerà roman-roman, “romanzi-romanzi”, dunque “romanzi veri”). Da quel momento la storia è nota. Traduzioni in 58 lingue, decine di adattamenti cinematografici e televisivi, un successo ineguagliato nel Novecento letterario.

Simenon sarà sempre grato al suo apprendistato come autore di consumo.
In un’intervista rilasciata nel 1963 alla televisione italiana dichiarò:

«Ci sono quelli che scrivono poesie quando hanno vent’anni e guadagnano da vivere lavorando in banca; io invece ho preferito imparare il mio mestiere scrivendo, scrivendo, scrivendo. Magari le cose più ordinarie, le più semplici, ma scrivere, scrivere, scrivere».

C’è qualcuno che vuole provarci?

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