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Elsa Morante. Tra sogno, scrittura e passione

L’esperienza della scrittura può essere portata avanti come un mestiere svolto con una certa regolarità e che, al netto di periodi in cui proprio mancano le idee, ha come esito la pubblicazione di romanzi a ritmo piuttosto costante (un libro all’anno o, al più, ogni due anni). È stato questo il caso di autori di grande prestigio come Alberto Moravia (1907-1990), Carlo Cassola (1917-1987) o Leonardo Sciascia (1921-1989), che in questa rubrica abbiamo conosciuto più da vicino.

Al polo opposto di questo alacre artigianato, si colloca la scelta di quelle autrici e quegli autori che hanno inseguito un ideale altissimo e difficile di letteratura, vivendo la scrittura come un’esperienza totalizzante e cercando di raggiungere, attraverso la forma romanzo (forma, mi raccomando, non genere: poliziesco, rosa, fantasy sono generi, il romanzo è una forma), la realizzazione di un’Opera Assoluta, quintessenza di ogni esperienza vitale possibile, espressione totale e irripetibile della vita stessa.

A questa seconda tipologia di scrittori è da ascrivere senza dubbio Elsa Morante, forse l’unica, vera romanziera italiana del Novecento. Unica e vera, s’intende, se vogliamo prendere la parola romanzo nella sua accezione originaria, quella cioè che indica quella forma letteraria nata all’inizio dell’età moderna con il Don Chisciotte, sviluppatasi in chiave borghese con personaggi come Moll Flanders, Pamela e Tom Jones e cresciuta come non mai nell’Ottocento, soprattutto grazie ai grandi romanzieri francesi e russi. Il romanzo, in questa stagione, è un vastissimo e dettagliato affresco del mondo, della vita sociale, delle inquietudini dell’individuo.

È a questo tipo di romanzo che la Morante si rifà, dedicando tutta la sua vita a sole quattro, grandi opere: Menzogna e sortilegio (1948), L’isola di Arturo (1957), La Storia (1973), Aracoeli (1982).

Di Menzogna e sortilegio (1948), la Morante disse:

«… io ho voluto fare quello che per i poemi cavallereschi ha fatto Ariosto: scrivere l’ultimo e uccidere il genere. L’ultimo romanzo possibile, l’ultimo romanzo della terra e naturalmente anche il mio ultimo romanzo!».

Basta questa dichiarazione di poetica per capire che cosa significa la scrittura come esperienza totalizzante rivolta alla realizzazione dell’Opera Assoluta. Naturalmente, l’ideale inseguito da un genio dall’indole un po’ visionaria è una cosa, la vita ne è un’altra: il romanzo non è morto e la stessa Morante ne ha scritti altri tre, cambiando ogni volta stile di scrittura, poetica, visione della vita.

Menzogna e sortilegio paga un certo debito con il romanzo d’appendice ottocentesco: la vicenda narrata è da drammone popolare, di quelli che, a suo tempo, si chiamavano feuilleton, ma questa apparente banalità è riscattata da una scrittura splendida, solenne, grave, impostata, che cerca il massimo della letterarietà possibile ad ogni passaggio. L’isola di Arturo oscilla tra il romanzo d’avventura, il romanzo di formazione e la fiaba, con una scrittura più agile, meno letteraria, in cui si affaccia anche qualche spia dell’orizzonte dialettale del protagonista (l’opera, come si sa, è ambientata a Procida).

La Storia, di cui abbiamo visto recentemente un adattamento televisivo, è volutamente cronachistico, didascalico, punteggiato qua e là di elementi populistici (naturalmente non nel senso che la parola ha in politica). La scrittura è semplificata al massimo, più frequente è l’uso di elementi dialettali nel parlato dei personaggi, non mancano forme dell’italiano popolare parlato da chi non ha molta cultura, sono citate canzoni dell’epoca. Aracoeli mette insieme nella scrittura tutte le esperienze precedenti: chi lo legge, vi ritrova elementi letterari alti uniti a forme del parlato basso e informale, italiano e dialetto, parole, frasi e canzoni spagnole e francesismi legati alla moda femminile.

Molte lingue, molti stili. Una buona lettura, un modello difficile.

Ma scrivere, in fondo, non è una sfida continua con sé stessi e col passato?

E soprattutto: al di là dello scegliere o meno un’autrice o un autore come vero e proprio modello, non è comunque importante essere prima buoni lettori e poi ambiziosi scrittori?

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Aracoeli, autori, Elsa Morante, L'isola di Arturo, La Storia, Menzogna e sortilegio, Procida, retrospettive

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